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Medieval Germanic Literatures:
Appunti delle lezioni di Medieval Germanic Literatures. Gli appunti contengono spiegazioni in generale, analisi e interpretazione delle tre opere affrontate a lezione, ovvero la Judith, la Canzone dei Nibelunghi, e la Gudrun e sono indispensabili per il superamento dell'esame. Sono incluse spiegazioni sui passi letti in lingua dalla docente, quindi in anglosassone e antico alto-tedesco. Mancano quelle in antico nordico. Nelle spiegazioni a piè di pagina ci sono spiegazioni in generale sulle parole e sulla grammatica. I passi letti dalla docente sono anche stati tradotti in italiano.
I testi oggetto di studio sono tradotti e commentati sia a livello formale-stilistico, sia storico-culturale. Studio di generi letterari particolarmente rappresentativi delle tradizioni germaniche medievali (poesia eddica, poesia eroica, poesia biblica). Modalità della trasmissione manoscritta di testi di area germanica medievale.
INDICE "Potere, violenza, questioni di genere: eroine nell'epica medievale"
• Analisi e interpretazione di testi narrativi in versi di area inglese antica (Judith), alto tedesco media (Nibelungenlied) e norrena (Guðrúnarkviða); i testi oggetto di studio saranno tradotti e commentati sia a livello formale-stilistico, sia storico-culturale
• Studio di generi letterari particolarmente rappresentativi delle tradizioni germaniche medievali (poesia eddica, poesia eroica, poesia biblica)
• Modalità della trasmissione manoscritta di testi di area germanica medievale
Dettagli appunto:
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Autore:
Nunzia Marullo
[Visita la sua tesi: "Lathgertha e le altre: shield-maiden nel mondo norreno"]
[Visita la sua tesi: "Singing Translations: il caso Måneskin"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
- Corso: Lingue e Letterature Straniere
- Esame: Medieval Germanic Literatures
- Docente: Concetta Sipione
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Medieval Germanic Literatures Appunti di Nunzia Marullo Università degli Studi di Catania Facoltà: Scienze umanistiche, DISUM Corso di Laurea in Lingue e letterature comparate Esame: Medieval Germanic Literatures Docente: Concetta Sipione A.A. 2020/2021Da più di 20 anni selezioniamo e pubblichiamo Tesi di Laurea per evidenziare il merito dei nostri Autori e dar loro visibilità. Share your Knowledge! Appunti e riassunti Il più grande database italiano di tesi di laurea Servizi antiplagio Master e lavoro 3 1° lezione 6/10/20 (Non registrata) (5 pag, 3-7) Parte letteraria di lettura e traduzione dei testi di filologia germanica. Confrontare tradizioni germaniche e lingue e parlate diverse. Anglo sassone, antico alto tedesco e antico nordico. Analisi dei testi, interpretazione a livello letterario. ARGOMENTO: dialettica tra potere, violenza e questioni di genere. Potere anche in senso politico, come viene esercitata l’autorità da parte di chi la detiene, che adotta anche sistemi violenti. Questioni relativi ai personaggi femminili dotati di grande forza, di autorità nei confronti degli uomini. Violenza contro le donne nel mondo medievale, primo e alto medioevo. Contrapposizioni di ruoli fra donne e uomini. TESTI: Judith, Nibelungenlied, Gudrun. Rappresentativi ciascuno di generi diversi. Testi appartenenti a generi diversi ed epoche diverse. Saggi critici che si possono leggere PROGRAMMA: Sezione a: testi che verranno letti a lezione Sezione b: manuali Sezione c: saggi di metodologia sui vari testi. Sezione d: saggi critici A SCELTA in base all’argomento scelto ESAME: produzione di un elaborato scritto di non più di 20 pag, in lingua o in italiano, massimo 20000/30000 caratteri su cui si approfondisce un argomento e un testo, quindi un tema possibile o un confronto tematico. Per l’esame orale si sceglie un altro testo e un’altra area. Approfondire 2 delle 3 aree, cioè due dei tre testi. Media delle due prove. Gender studies descrizione di ruoli e identità di genere anche al di là delle regole Women studies studi femminili su cosa facevano le donne nella vita quotidiana Violenza e dolore a corte: violenza nei romanzi arturiani e nella poesia eroica N.B: Nelle note, le parole scritte col carattere più grande fanno parte della spiegazione generale del testo. Nei testi, le parole sottolineate insieme si riferiscono alla stessa nota. Nei testi, le parole evidenziate dello stesso colore, sono variazioni dello stesso concetto. BRANI ESAME SULLA JUDITH: Festino di Oloferne. Preghiera. Decapitazione. Trionfo. 4 BRANI ESAME SUI NIBELUNGHI: Strofa 14 Strofa 39 DIZIONARI: Judith: https://bosworthtoller.com Nibelunghi: http://woerterbuchnetz.de/cgi-bin/WBNetz/wbgui_py?sigle=Lexer Gudrun: http://www.germanic-lexicon-project.org/texts/oi_cleasbyvigfusson_about.html - Judith La Judith si rifà alla vicenda biblica di Giuditta, protagonista una donna di potere. Testo tardo di cui possediamo il modello, cioè il libro biblico di Giuditta. È un libro deuterocanonico, è un testo che per alcune tradizioni è considerato apocrifo, cioè non attendibile e viene escluso dal canone dei testi biblici. Il testo contiene diversi errori di carattere storico e geografico, e nel libro originale ebraico abbiamo diversi errori cronologici. La storia di Giuditta ha una sua valenza di per sé, una donna ricca e vedova che si mette a servizio del suo paese, di Israele, per condurre la rivolta contro gli Assiri invasori. Lei penetra nel campo del generale assiro, introducendosi nel suo accampamento e alla fine lo uccide. C’è un ribaltamento di prospettiva perché Giuditta è un personaggio molto interessante, bella, facoltosa che non passa inosservata e questo aspetto viene esaltato e messo in rilievo nella traduzione biblica. Pur di impedire che la città di Betulia sia costretta a capitolare, si introduce nell’accampamento nemico e si vuole mettere a servizio del proprio signore. La storia di Giuditta è molto violenta; nel mondo antico forse non era accettabile che una donna potesse compiere una tale violenza, una violenza così forte, così inaudita come quella di decapitare un uomo, quindi è un abbastanza pesante e drammatica questa scena della decapitazione. Giuditta riesce proprio con dei sotterfugi, quindi c’è anche questo aspetto di riprovazione morale nei confronti di Giuditta, perché in realtà con l’inganno, lei riesce a entrare e a farsi per così dire ben volere insomma da Oloferne. A sua volta Oloferne in realtà si dice nel libro biblico, che appunto volevo usare violenza nei confronti di Giuditta, voleva farla sua, e quindi c’è questa prospettiva dello stupro, della violenza sulla donna. Poi si rovescia completamente la prospettiva perché in realtà sarà Giuditta a usare violenza contro Oloferne, trovando sul momento lì un coltello, uno spadino e approfittando anche del fatto che Oloferne è completamente incosciente per avere troppo bevuto e quindi riuscirà a ucciderlo e portare poi con sé la testa di Oloferne come trofeo. L’azione di Giuditta rappresenta il momento culminante del libro biblico. Il testo anglosassone è frammentario, vuol dire che manca dell'inizio e probabilmente anche la fine, quindi è mutilo dell'inizio sicuramente e forse anche della parte finale, in tutto sono circa 300 versi. Come avviene questa trasmissione? Giuditta si trova appunto nello stesso manoscritto del Beowulf, redatto dalla stessa mano di uno dei copisti del Beowulf. Qual è l’affinità col Beowulf? Non si sa, perché è tramandato nello stesso codice insieme con altri testi su elementi del meraviglioso, elementi relativi alle figure fantastiche del mondo medievale; in realtà sembra che Giuditta e Beowulf abbiano più di una affinità, perché in ogni caso si parla anche qui di decapitazione come avviene nel Beowulf, si parla di personaggi straordinari. Giuditta è un personaggio straordinario rispetto alla norma del mondo antico e medievale, uccidere e decapitare un uomo quindi ed agire con una tale violenza effettivamente è qualche cosa di particolare, di straordinario dal punto di vista morale ovviamente. Questo è un altro problema relativo alla considerazione morale di questo personaggio, perché in relazione libro biblico che nel testo 5 anglosassone Giuditta si comporta in maniera riprovevole, nel senso che inganna il signore, inganna gli assiri, inganna Oloferne dicendo che lei si mette appunto al servizio del suo signore e questa affermazione viene intesa da Oloferne in un modo, mentre lei ovviamente la intende come riferita a Yahweh, quindi al suo Dio, e infatti dal punto di vista cristiano non potrebbe mai essere considerato accettabile il comportamento di Giuditta, ma dal punto di vista antico, dal punto di vista probabilmente dell'ebraismo è ovvio che una donna possa comportarsi o per lo meno, un personaggio possa utilizzare tutte le armi possibili appunto per fare la volontà del proprio signore e quindi salvare il popolo eletto, insomma gli ebrei dall'invasione degli assiri. Proprio nella Giuditta in anglosassone il personaggio femminile non agisce mai di propria iniziativa, nel senso che lei si mette al servizio della comunità di Betulia, come sappiamo dal libro biblico, si reca al campo di Oloferne appunto perché in qualche modo le è stato comandato o suggerito da Dio, quindi soprattutto nella Giuditta abbiamo sempre questo momento in cui lei per fare per compiere il suo compito, la sua missione si rivolge direttamente a Dio in modo che la ispiri, in modo che la guidi, quindi non è neanche più la sua azione, insomma la sua figura è veicolare di una volontà superiore, di una volontà Suprema che è quella divina; quindi Giuditta si è un personaggio straordinario sotto moltissimi punti di vista, però in realtà non è mai così autonomo come vorremmo considerarlo insomma, perché agisce sempre perché ispirato, perché sorretto dalla volontà divina. Quindi in questo caso in Giuditta alcuni hanno voluto vedere un modo per limitare anche la sua autonomia, la sua indipendenza come donna. Rispetto alla versione del testo biblico per quello che noi possiamo leggere, perché Griffith fa una sintesi ovviamente del testo biblico, cioè il testo biblico non è tradotto per intero, in anglosassone abbiamo proprio una riduzione del materiale e una concentrazione su alcuni momenti importanti, tra l’altro manca l'inizio, ma mentre secondo alcuni studiosi mancherebbero più di 1000 versi, secondo altri invece all'inizio mancherebbero solo pochissimi versi, perché il modo di procedere dell’autore stesso insomma che ha rielaborato in anglosassone, in sassone occidentale, ha operato proprio la sintesi, una riduzione dei momenti più importanti del testo biblico, perché tradurlo tutto parola per parola sarebbe stato impossibile, anche perché qui siamo di fronte a un verso in verso allitterativi mentre ovviamente la Bibbia è in prosa quindi è un testo narrativo molto esteso, anche molto prolisso. Giuditta è particolarmente lunga senza motivo, perché in realtà tutta la prima parte non contiene la vicenda, la storia di per sé, ma contiene tutta una serie di riferimenti genealogici, geografici eccetera, quindi che non potevano interessare il pubblico anglosassone, il pubblico della Britannia o chi avesse voluto leggere o ascoltare questa storia in originale; un altro problema sta nella lunghezza del testo originale e quindi della fonte per così dire biblica c'è anche un problema relativo al riferimenti geografici, cioè la vicenda è ambientata nel vicino Oriente e contiene riferimenti geografici che a un lettore o all'ascoltatore, a un pubblico anglosassone potevano risultare abbastanza estranei e quindi a parte il fatto che chi conosceva la Bibbia comunque conosceva la vicenda di Giuditta, in realtà qui noi abbiamo diciamo i nomi biblici veri e propri, i nomi di persona ci vengono essenzialmente risparmiati, quindi noi abbiamo soltanto come nomi, nomi che derivano dalla tradizione biblica: quello di Judith cioè di Giuditta e quello di Olofernes, Oloferne, poi tutti gli altri personaggi sono praticamente senza nome, e vengono indicate semplicemente con la loro funzione, quindi non abbiamo nomi biblici. Non è per quello che riguarda le persone, ma per quello che riguarda appunto i luoghi che rientra quella che è la necessità di semplificare il racconto e di renderlo più agevole e comprensibile a un pubblico che appunto non era ovviamente molto a conoscenza del mondo orientale. L'autore del testo in anglosassone è anonimo, quindi non abbiamo un autore in questo caso. Per la letteratura anglosassone noi abbiamo solo due nomi di autori poeti: Cynewulf e Cædmon. Cædmon è il famoso poeta che nel 7° secolo fu al centro di quel famoso miracolo. Era un povero pastore, un mezzadro che lavorava molto nel monastero di Whitby, che non aveva nessuna cultura e che a un certo punto ricevette la visita di questo angelo in sogno che gli chiese appunto di comporre un canto in onore di Dio, e pur non sapendo né comporre oralmente né scrivere né leggere, lui riuscì 6 appunto a riprodurre e ad improvvisare questo canto che poi viene riportato appunto dai famosi monaci di Whitby. Cynewulf è l'altro famoso l'altro poeta di cui conosciamo il nome perché ce l'ha lasciato lui direttamente e ha firmato le sue opere, che poi essenzialmente sono quattro: Fati degli Apostoli, Giuliana, Elena e L’Ascensione. Cynewulf firma le sue opere appunto con acrostici runici, con le rune che poi che possono essere a volte lette come semplice simboli fonetici, altre sia come ideogrammi quindi contenenti un concetto. Sicuramente lui si rivolge a un pubblico educato, e chiede appunto ai suoi lettori di pregare per lui, per la sua anima. Nella Judith non c'è un autore, c'è solo la parte finale che in qualche modo celebra la lode di Dio quindi è un elogio a Dio proprio la parte finale, ma non c'è nessun riferimento all'autore. Si trova nello stesso codice del Beowulf scritto da uno dei due copisti. A prima vista la Judith potrebbe rappresentare in qualche modo la celebrazione di un eroina femminile, ma in realtà molto probabilmente è anche la celebrazione della grande volontà di Dio appunto di liberare un popolo e questo attesta poi anche una valenza poetica, perché ci si chiede come mai nell’Inghilterra, nella Britannia del 10° secolo è stato composto, è stato realizzato questo testo e quindi questa traduzione, anche se in realtà non è una vera e propria traduzione perché è una rielaborazione in versi di un testo biblico in cui vengono selezionati alcuni episodi, quindi l'idea che sia mancante forse una parte del testo è abbastanza peregrina, perché in questo testo l'autore, il poeta si concentra su alcuni episodi particolari che gli sono sembrati significativi, quindi il primo episodio in cui si apre questo testo stesso e quindi nella parte iniziale è proprio quello del festino presso la tenda di Oloferne, quindi in qualche modo Giuditta è già arrivata al campo di Oloferne e viene portata appunto nella cosiddetta foresteria. Questo festino viene rappresentato con una grande dovizia di dettagli qui nel testo inglese, nel testo anglosassone rispetto al testo biblico perché si vuole mettere in luce proprio questa natura quasi bestiale di Oloferne, mentre nella realtà, nel testo biblico non è rappresentato in maniera così negativa. C’è un rovesciamento di prospettiva nel testo biblico: si dice che Oloferne ha una mezza intenzione di violentare Giuditta e quindi anche qui c'è questa mezza intenzione, però a un certo punto sarà proprio Giuditta sia nel testo biblico che qui il testo anglosassone a uccidere Oloferne e prevedendo quelle che sono le sue cattive intenzioni o probabilmente prevedendole perché Giuditta nel testo biblico si veste delle sue migliori vesti, mette tutti i migliori gioielli e va campo degli assiri per sedurre intenzionalmente Oloferne, quindi utilizza le sue arti femminili per poter per poter ingannare il capo assiro e questa cosa non viene sottolineata particolarmente nella rielaborazione anglosassone, anzi da questo punto di vista la protagonista viene rappresentata in maniera abbastanza convenzionale con quei termini, quegli appellativi che vedremo che sono tipici un po' della descrizione dei personaggi femminili anche in altri testi come Beowulf, perché nei testi come Beowulf, per esempio, la regina è sempre adorna d'oro, adorna di gioielli, è sempre dotata di buon consiglio, di capacità di parlare, quindi si descrivono poco i personaggi in maniera non convenzionale nella poesia anglosassone e lo stesso avviene anche nella Judith, in cui non si sofferma l'autore sulla sua bellezza, sulle sue forme, sulla sua procacità, sul fatto che tutti gli uomini si giravano a guardarla, cosa che invece avviene nel testo biblico, evidentemente in inglese no, in anglosassone erano un po' più pudichi rispetto a quella che è la versione insomma biblica; in particolare l'autore cerca di non mettere in rilievo questo aspetto così corporeo e fisico che Giuditta ha e quindi il primo episodio con cui si apre il testo dopo questa parte iniziale probabilmente mancante, è proprio quello del festino di Oloferne. Mentre Oloferne ovviamente è dedito questa orgia insieme con i suoi soldati in cui li fa bere, li fa mangiare fino a star male quasi, fa portare Giuditta dalle sue truppe come se fosse un pericoloso nemico e la fa entrare appunto in questa tenda dove lui si trova, dove lui è visibile e può vedere all'esterno ma non può essere visto dall'esterno; questa è anche un cosa interessante dell'autore, che ha insistito proprio su questo dettaglio, su questo particolare e nel momento in cui viene portato appunto nella tenda, poi Oloferne sviene per il troppo bere e quindi lei può compiere la sua missione che è quella di uccidere Oloferne e decapitarlo; ovviamente la testa viene portata con sé dalla sua 7 ancella con cui si reca al campo in una borsa per le vivande e viene appesa come un trofeo sulle mura della città di Betulia e questo ovviamente provoca poi la reazione degli uomini di Betulia, che in un primo momento non se l’erano sentita di combattere contro il nemico che assediava. Questo è un altro rovesciamento di prospettiva, cioè gli uomini soggiacciono a quelle che sono i comandi e le minacce degli assiri e in particolare dei capi della città di Betulia, che è poi quella che viene assediata dagli assiri e non ritengono appunto di poter combattere contro il nemico perché è troppo forte, invece sarà proprio la donna a incaricarsi per volontà divina chiaramente di ricondurre il proprio popolo verso la vittoria, quindi verso la liberazione da questo nemico che li minacciava, quindi dopo rovesciamento di prospettiva come al solito la violenza deve essere usata sulla donna, viene usata dalla donna contro l'uomo, uomini che sono assolutamente incapaci di combattere. Alla fine insomma come sappiamo dal testo biblico, la figura di Giuditta, compiuta questa grande impresa appunto di liberare Betulia dalla presenza assira, si ritira in buon ordine e quindi ritornerà alla vita privata che conduceva in precedenza e diciamo che questo episodio della battaglia in qualche modo consente al testo anglosassone di controbilanciare la presenza importante Giuditta nella prima parte, appunto nella parte relativa all’uccisione di Oloferne, probabilmente perché si pensava che, o per lo meno faceva impressione che una donna da sola potesse operare tutto questo sconvolgimento, insomma questa grande vittoria, quella sconfitta del nemico. La Judith è testo che è stato composto in un’epoca particolare, un’epoca in cui appunto i danesi in qualche modo avanzavano e rappresentavano una minaccia costante per le popolazioni britanniche, per i sassoni quindi alcuni ci hanno visto una composizione dettata dal momento, era l'occasione quindi dettata dal particolare contesto storico del 10° secolo; tra l'altro c’è anche una lettera di Wulfstan che incita i nobili britannici nobili sassoni a combattere contro il nemico invasore, mentre vedevano appunto le loro donne, le loro mogli che vengono violentate e subiscono le più grandi violenze proprio a opera dei danesi. La Judith probabilmente è stata composta nel 10° secolo quindi si colloca alla fine del periodo anglosassone e questo si vede anche dal punto di vista linguistico. 8 2° lezione 8/10/20 (7 pag, 8-14) - Judith La Judith biblica è composta da 16 capitoli e racconta, in maniera a volte non del tutto attendibile dal punto di vista storico e geografico, le vicende di questa guerra. Il personaggio storico effettivamente riconducibile ad eventi realmente avvenuti è Nabucodonosor nel libro biblico che viene definito come re degli assiri, ma in realtà è re dei babilonesi, e questo è uno degli elementi che non corrispondono ai fatti storici. La città che è al centro della narrazione, Betulia, non si riesce a collocarla con precisione nell’ambito della Giudea, del Medioriente e per questo e per altri motivi, come il Percorso compiuto dall’esercito del generale Oloferne considerato un re assiro, non è molto probabile e cita alcune città che non sono conosciute dal punto di vista storico e altre che vengono collocate in maniera non coerente dal punto di vista geografico. La città di Betulia che viene messa sotto assedio dagli assiri nel libro biblico, viene in realtà considerata come una specie di accesso alla Giudea, ma non riusciamo a collocarla geograficamente in un punto preciso e quindi per questi dettagli geografici e storici non attendibili, il libro di Judith è stato rigettato sia nel canone ebraico che poi nel canale protestante, perché appunto non considerato originale in quanto non si ha una versione esistente in ebraico, anche se la traduzione greca afferma che sia stato tradotto a partire da un proto-testo, un testo ebraico perduto composto intorno alla seconda metà del 2° secolo a.C. La Judith in anglosassone è un riadattamento dei capitoli, perché appunto non vengono presi tutti e 16 i capitoli del libro biblico, ma solo una parte di essi e in particolare la traduzione in versi allitterativi traduce, riadatta solo i capitoli dal 12 al 16. La Judith che si trova nella Bibbia è stata accolta appunto nel canone cattolico abbastanza tardi tra l'altro e quindi è anche nel canone della Bibbia ortodossa, ma non in quella protestante o in quella ebraica per gli errori storico geografici e per il fatto che non si trova una versione in ebraico, quindi abbiamo soltanto versioni in greco e in latino. Nel libro di Giuditta biblico abbiamo questa vicenda di Oloferne che conduce una campagna contro il popolo di Israele e in realtà Oloferne viene avvertito da un cananeo che gli ebrei erano un popolo invincibile, perché avevano una fiducia incrollabile nel loro Dio e per questo motivo appunto, tra l'altro per tutta risposta, Oloferne consegna questo capo cananeo agli israeliti che nel frattempo si preparano alla guerra contro gli assiri, però poi gli assiri in realtà questo sia Nabucodonosor, che il re citato nel libro di Giuditta biblico, che Oloferne il condottiero che guida questa lotta, questo assedio contro gli ebrei, nella realtà storica non sono assiri bensì babilonesi. Viene condotto un assedio alla città di Betulia, quindi gli israeliti e capi della città di Betulia alla fine decidono di capitolare, comunque di consegnarsi al nemico, pur decidendo di aspettare dopo un lungo periodo di assenza ancora 5 giorni e a questo punto nella vicenda biblica, quindi nel libro di Giuditta biblico, entra in scena la bella vedova Giuditta, che tra l'altro è un nome che ci richiama la Giudea, quindi Giuditta è il personaggio patriottico per eccellenza. Questa donna è rimasta in stato vedovile per diversi anni, dopo che era morto il marito, un uomo molto facoltoso, e viveva in maniera molto casta e molto frugale e al momento appunto di cui viene a sapere di questo assedio e in maniera rispondente a quelle che erano le prescrizioni dell'ebraismo, quindi della religione ebraica, per cui era molto attenta a mangiare cibi non contaminati, alla preghiera, alle abluzioni che dovevano essere fatte in un certo modo, quindi molto attenta alle prescrizioni geniche previste dall'ortodossia ebraica, quindi una donna sicuramente timorata di Dio e anche bella di aspetto, perché su questo particolare si insiste molto nel libro biblico e molto facoltosa insomma, perché il marito l'aveva lasciato una grossa eredità dopo che era morto; il marito si chiama Manàsse. Quindi nel momento in cui viene a sapere dell’intenzione di arrendersi a questi invasori, ai nemici Giuditta convoca gli anziani e rimprovera la loro scarsa fede in Dio, quindi per la decisione di consegnarsi al nemico e poi si veste di tutto punto, quindi si agghinda, si adorna di gioielli e si presenta a Oloferne con la sua schiava, con la sua ancella e con doni, quindi fingendo di avere intenzione 9 appunto di tradire il suo popolo. Viene ben accolta da Oloferne anche per il suo aspetto così molto affascinante, insomma per la sua la sua bellezza che non passa sicuramente inosservata e gli fa credere di essere convinta, di essere decisa a tradire i suoi perché appunto non hanno avuto fede in Dio, nel Signore e quindi gli promette di rivelargli il meccanismo attraverso il quale potrà giungere poi penetrare nella città di Betulia e conquistare poi Gerusalemme. Oloferne si lascia per così dire abbindolare, si lascia ingannare da Giuditta e le dà anche il permesso di pregare per Yahweh e quindi di recarsi al di fuori dell’accampamento per pregare; e dopo tre giorni che Giuditta risiede stabilmente nel campo di Oloferne, la invita al suo banchetto con l'intenzione anche insomma di farla sua, ma nel momento in cui viene lasciato da solo con la donna, è assolutamente ubriaco e quindi incapace di qualunque azione, praticamente incosciente e quindi Giuditta ne approfitta per ucciderlo; avvicinandosi al letto, al giaciglio dove si trovava Oloferne ormai praticamente incosciente perché per le abbondanti libagioni di cui aveva goduto durante il banchetto, al quale era presente anche Giuditta nel libro biblico bisogna dirlo, quindi Giuditta viene condotta nell’accampamento, proprio nella tenda di Oloferne e quindi banchetta con lui, pur non mangiando dei cibi offerti da Oloferne, bensì dei cibi che si era portata con sé secondo le prescrizioni della religione ebraica, approfitta di questa situazione in cui è assolutamente incosciente, prende la sua spada e poi lo uccide, gli taglia la testa. Quindi qua Giuditta effettivamente compie sì un atto eroico, ma anche un atto a tradimento perché in realtà approfitta di un uomo che è assolutamente incosciente e incapace di reagire, poi tornerà al campo con la testa di Oloferne come trofeo insieme con la sua ancella e tutto questo ovviamente avrà delle ricadute nella vicenda successiva, perché in realtà a questo punto gli israeliti sono liberi dall’assedio e i nemici appunto fuggono una volta scoperto che Oloferne è morto, quindi i soldati assiri se la danno a gambe levate. Quello che la storia di Giuditta in fondo è stata di grande ispirazione nelle arti per esempio e ha dato luogo abbiamo tantissimi autori, tantissimi pittori che hanno rappresentato Giuditta, come ad esempio il famoso quadro di Caravaggio che rappresenta appunto Giuditta nell'atto di decapitare Oloferne, ma abbiamo la quasi contemporanea di Caravaggio, Artemisia Gentileschi pure che rappresenta questo atto assolutamente feroce cui viene rappresentata Giuditta all’atto appunto di decapitare il capo assiro insomma, siamo nel 600, la dovizia di dettagli è stupefacente. Anche in epoca moderna abbiamo autori che sono stati ispirati da Giuditta, come ad esempio il famoso quadro di Klimt. Quello che fa impressione nel libro biblico è da una parte che il ruolo di protagonista sia dato a una donna che è bella e libera, ricca e autonoma e quindi questo ci stupisce soprattutto per l'epoca cui facciamo riferimento, e poi la posizione di questa donna è inquietante, un po' al di fuori degli schemi in una società arcaica e poi consideriamo che dovrebbe essere collocata questa vicenda all’incirca nel 7° secolo a.C. e quindi fa ancora più impressione, cioè si parte dal dato storico riferibile a Nabucodonosor che è vissuto nel 6° secolo a.C., nonostante venga considerato il re degli assiri non re dei babilonesi come realtà storica; quindi da una parte quindi colpisce che questa donna sia assoluta protagonista della vicenda e che inveisce, che rimprovera gli uomini della sua città per lo scarso coraggio dimostrato nei confronti degli invasori e soprattutto per la mancanza di fede in Dio, perché questo è il punto centrale del libro di Giuditta e tra l'altro anche l'uccisione di Oloferne in qualche modo potrebbe rappresentare visto in una prospettiva di genere, di rovesciamento dei ruoli di genere, come la vendetta della donna contro il maschio violento cioè l'uomo violento che ha pure intenzione di violentarla, quindi di stuprarla e quindi come fanno a integrarsi queste due visioni contrapposte, la visione patriarcale, per cui alla fine vengono utilizzate le armi della seduzione, dell’inganno da parte della donna con la presa di posizione di questo personaggio femminile contro il maschio e contro gli uomini della sua città? Ci sono due visioni così difficili da armonizzare. Altro elemento contraddittorio è il fatto che, se nella Bibbia, nel libro di Giuditta viene detto che le armi femminili che le donne hanno a disposizione sono proprio quelle della seduzione e dell’inganno, d'altro canto qui vengono utilizzate a beneficio del gruppo di appartenenza, che è gruppo di uomini, gruppo patriarcale di appartenenza e di fatto appunto Giuditta diventa una eroina assoluta, seppure appunto poi si batta sia con mezzi di seduzione ed inganno, diciamo con arti femminili, ma anche alla 10 fine uccide l'uomo quindi materialmente con la spada anche se approfitta ovviamente del fatto che lui sia assolutamente incosciente, ma non potrebbe essere diversamente perché comunque affrontarlo ad armi pari sarebbe impossibile per una donna, nota la violenza e la forza di quest'uomo. Quindi da una parte Giuditta come rappresentante o diciamo eroina della società patriarcale, però personaggio femminile la cui bellezza e fascino vengono esaltati nel Bibbia in maniera molto significativa e comunque Giuditta è la rappresentante del vero e proprio patriottismo, dell'amore appunto per la patria di Israele, perché Giuditta viene da Giuda, da Giudea, quindi rappresenta l'elemento patriottico per eccellenza. La Judith è presente nel Cotton Vitellius A-XV, cioè il codice in cui è tramandato il Beowulf, e si trova proprio di seguito al Beowulf, anche se in realtà lo stesso scriba ha composto la parte finale del Beowulf e la Judith in anglosassone. Il Cotton Vitellius A-XV è un codice composito, cioè è composto di due parti messe insieme da un legatore probabilmente nel 16°-17° secolo, intorno insomma al 500 e 600 più o meno, e questi due codici, uno chiamato Cotton Vitellius A-XV, che è il codice del Beowulf, si compone di due parti quindi Nowell Codex e Southwick Codex, in base alla loro provenienza e al loro precedente possessore. Il Nowell Codex è quello in cui si trova il Beowulf, la Judith e poi altri testi in prosa che sono La vita di San Cristoforo, Le meraviglie d'Oriente e La lettera di Alessandro ad Aristotele, e quindi questi due codici sono stati legati insieme apparentemente senza alcun criterio e tra il 500 e 600; il Southwick Codex in realtà contiene dei testi religiosi. Il Cotton Vitellius si chiama così perché faceva parte della biblioteca di Sir Robert Cotton, che poi diciamo venne inglobato dalla British Library, ma Vitellius perché lui aveva adottato questo sistema di segnatura, questo studioso, questo erudito e filantropo e antiquario, cioè che raccoglieva i codici del periodo medievale, e quindi era un amante di tutto quello che faceva riferimento al Medioevo e quindi Cotton Vitellius quindi sarebbe Robert Cotton, Vitellius invece perché il codice si trovava sotto il busto nello scaffale, sotto il busto dell’imperatore Vitellio, poi A-XV ovviamente è il numero di riferimento. Quindi questi codici poi entrano nella British Library e lì sono conservati, ma ha anche subito un danno a causa di un incendio questo codice, quindi in parte i margini sono un po' bruciacchiati, quindi anche nel Beowulf non tutto è perfettamente leggibile, quindi soprattutto i margini e le prime pagine, cioè i primi fogli si dice dei codici. Come datazione il Nowell Codex, così chiamato perché si trova il nome del precedente possessore sulla prima pagina è appunto Laurence Nowell, risale secondo la datazione fatta da alcuni studiosi al periodo tra la fine del 10° e l'inizio dell'11° secolo, quindi possiamo dire intorno all'anno 1000, quindi tra il 10° e 11° secolo vende redatto, venne copiato questo codice che conteneva appunto Beowulf e Judith più questi testi in prosa che parlano di animali fantastici, di bestie strane particolari, abbiamo per esempio La vita di San Cristoforo, che parla della vita di questo Santo che è per metà cane per metà uomo, poi abbiamo Le meraviglie d'Oriente che sono una raccolta di tutte le bestie, gli animali fantastici che vengono descritti e questo è un genere molto popolare nel medioevo, e La lettera di Alessandro ad Aristotele, anche in questo caso possiamo dire che Alessandro appartiene al novero dei personaggi per così dire particolari. Cosa accomuna tutti questi test in fondo è l'elemento meraviglioso che si manifesta sia a livello dell'essere umano, che potrebbe essere Beowulf o la Judith, sia a livello appunto di animali e bestie fantastiche, come nel caso appunto del Le meraviglie d'Oriente, del La vita di San Cristoforo. Abbiamo due scribi per questo Nowell Codex, quindi uno che ha copiato le parti in prosa e il Beowulf fino a un certo punto e poi il secondo scriba, che invece ha copiato la parte finale come dal verso 2000 circa del Beowulf e la Judith; tra l'altro la Judith si apre in maniera lacunosa, perché probabilmente l'inizio è andato perduto e comincia il testo vero e proprio della Judith mentre viene descritto lo stream of consciousness, mentre comincia appunto il flusso di pensieri che sconvolge Judith nel momento in cui lei pensa a quello che deve fare insomma, al compito che ha davanti alla sua missione. 11 Nella Judith noi sappiamo sicuramente che è lacunosa all'inizio, perché in realtà abbiamo una serie di numerazioni in cifre romane, che vengono chiamate fitt, con un termine che è stato mutuato, che non era utilizzato nel Medioevo, però è stato reintrodotto dagli umanisti tedeschi in particolare intorno alla cerchia di Melantone, che studiando appunto il poema in antico sassone Heliand, individuarono questo termine, fitt. Il termine indica la suddivisione per così dire in unità, tipo capitoli, all'interno di un testo in versi allitteranti, quindi noi abbiamo l'inizio proprio della Judith con alcuni versi di seguito al Beowulf e poi a lato un certo punto al verso 9 o 10, compare questa numerazione romana per 10, quindi praticamente comincia a metà della fitt del capitolo 9, e queste fitt sono appunto delle suddivisioni narrative, che in qualche modo raggruppano parti di testo in sé conclusi dal punto di vista tematico, dell’azione, sono come dei capitoli in pratica e infatti nella Judith noi abbiamo tre di queste annotazioni numeriche, quindi 10-11-12 sempre in caratteri romani ovviamente, che ci fanno pensare probabilmente che il testo così come è stato copiato, nonostante sia mancante della parte iniziale, probabilmente è preso da un altro codice, quindi da un'altra fonte più antica, in cui era stata adottata questa suddivisione in fitt in capitoli; su questa suddivisione in capitoli si è molto speculato e rappresenta per alcuni la dimostrazione che una gran parte del libro della Judith è mancante, per altri invece sarebbe riconducibile al fatto che la Judith, nella fonte da cui è stato copiata, probabilmente faceva parte di una numerazione continua con altri testi, che quindi le altre fitt dalla 1 alla 8, in realtà non appartenessero alla Judith, ma appartenessero ad altri testi, quindi questa è una delle speculazioni ovviamente, perché se pensiamo che la Judith, abbiamo all'incirca 349 versi attualmente che ci sono pervenuti, ci è giunta appunto mutila quantomeno dell'inizio, se non anche della fine, alcuni studiosi hanno fatto il conto che dovrebbero mancare all’inizio circa 1000 versi, se si considera che questi 349 in realtà riprendono il materiale dal capitolo 12 fino al 16 del libro di Giuditta, allora dall’1 al 12 più o meno avrebbe dovuto essere trattato in circa un migliaio di versi; in realtà anche questo conto è del tutto ipotetico, perchè se si va vedere la maniera in cui l'autore ha trattato la materia biblica, in realtà ci si rende conto che ha proceduto in maniera abbastanza autonoma, quindi ha parafrasato e ha preso in considerazione come materiale per la sua versione della Judith soltanto quegli elementi che gli sono sembrati significativi; tra l'altro questo trattamento viene compiuto tralasciando gran parte dei ebraici, che creavano due tipi di difficoltà in effetti: potevano creare difficoltà per quello che riguarda l'allitterazione e potevano creare difficoltà per quello che riguarda il pubblico, in quanto difficili da adattare e assolutamente ignoti alla maggior parte appunto del pubblico che magari avrebbe usufruito della lettura oppure della recitazione di questo testo. Quando viene adattato un testo biblico in qualunque lingua, di solito i nomi biblici sia che siano geografici, sia che siano di persona, vengono tralasciati per questa difficoltà, appunto per evitare di fuorviare il lettore e per problemi proprio di adattamento all'interno della struttura metrica. 12 - PDF Griffith_Judith_Intro_Testo (p. 95) Estratto della Judith che parla del festino di Oloferne, che è il primo momento riconoscibile che è stato adattato proprio dall'autore anglosassone. E’ molto diverso l'adattamento rispetto alla sua fonte e pare che ci sia proprio la ferma volontà di rimaneggiare, di parafrasare, di riadattare questo testo in maniera funzionale ai suoi scopi, che magari non sappiamo di preciso quali siano. Nell' Inghilterra anglosassone del 10° secolo, la Judith in versi allitterativi, non è l'unico esempio di trattamento di questo personaggio e di questa materia, in realtà abbiamo Ælfric, che è un autore di omelie oltre che un erudito, dotto, autore di grammatiche quindi per l'apprendimento del latino, Ælfric aveva composto una sua omelia relativa proprio a Judith, perché Judith è un personaggio molto interessante per quello che riguarda l'ortodossia, la fede in Dio, cioè è la rappresentazione proprio evidente che la fede in Dio permette di superare qualunque difficoltà. Quindi Ælfric in una lettera indirizzata a un nobile aristocratico che si chiamava Sigeweard, proprio prende in considerazione la figura di Giuditta come modello per la nobiltà anglosassone, siamo in quel periodo delle cosiddette invasioni danesi nel 10° secolo, e la nobiltà anglosassone era praticamente del tutto inerme contro queste invasioni e incapace di reagire e questo ovviamente fa arrabbiare Ælfric che prende ad esempio questa figura di Giuditta, come esempio da emulare da parte dei nobili anglosassoni e lui scrive questa breve frase all'interno di questa lettera: Questo libro di Judith è stato composto in inglese, nella nostra maniera, in volgare, per voi uomini come esempio, affinché voi la nostra terra, il vostro paese difendiate con le armi e contro l'esercito che avanza, invasore. Quindi probabilmente Ælfric in questo caso fa riferimento forse alla sua omelia su Giuditta, anche se non è escluso che questo on Englisc on ure wisan, possa fare riferimento invece a wisan proprio al verso anglosassone, il verso allitterativo in uso presso gli anglosassoni. Quindi nella tarda Inghilterra anglosassone è evidente l'interesse per il libro di Giuditta e per il personaggio appunto di Giuditta, perché abbiamo proprio due testimonianze appunto una in prosa quella di Ælfric e appunto quella in versi che è la Judith contenuta nel codice del Beowulf. La parte iniziale non è completa, è mutila. Siamo non proprio all'inizio, perché in realtà l'inizio comprende anche una parte in cui viene riferito dal poeta quello che Judith in quel momento sta pensando. Verso 7b: abbiamo saltato proprio i primi 7 versi. Al foglio 202recto del codice, nei codici solitamente la numerazione avviene per fogli, nei codici antichi, insomma in germanistica, quindi ogni foglio ha due facciate, quindi recto è la facciata A, verso è la facciata B, quindi quella posteriore, quindi abbiamo questa numerazione per cui 202recto, significa 202 sulla prima facciata, quindi di seguito al Beowulf. Allora i primi 7 versi lunghi allitterativi ci dicono che praticamente Judith pregava e non aveva dubbi sul fatto che il creatore del mondo, o per lo meno il governatore del creato, le avrebbe dato la forza 13 per proteggerla dalla paura, poiché lei credeva nel Dio onnipotente, padre nei cieli e appunto le dava coraggio, e quindi ancora dice l'autore, quando aveva grande bisogno del suo aiuto Dio la proteggeva. 7b: questa serie di versi in cui il poeta afferma che Giuditta pregava Dio, che Dio non l'avrebbe abbandonata, le avrebbe dato forza, l'avrebbe protetta è ovviamente un intervento dell'autore, quindi del poeta, di chi ha composto il testo. Non sappiamo chi ha composto il testo, perché è anonimo, ma subito dopo appunto ancora continua l'autore in prima persona dicendo, ho sentito dire che Oloferne… quindi lui introduce direttamente i fatti relativi al festino, al banchetto di Oloferne che noi troviamo all'interno del libro di Giuditta nel capitolo dodicesimo. Cosa sono i versi lunghi allitterativi? Sono la metrica tipica della poesia anglosassone e anche in antico sassone ovviamente, questi versi lunghi sono caratterizzati da un succedersi di arsi e tesi e quindi tempi forti e tempi deboli, in cui abbiamo l’allitterazione. L’allitterazione è il legame che è tra il primo semi verso e il secondo semi verso; quindi il verso allitterativo è caratterizzato dall’alternarsi ritmico di arsi e tesi, quindi tempi forti e tempi deboli. Le arsi e le tesi non hanno una lunghezza regolare, cioè stabilità, ma possono durare una sola sillaba, oppure durare 3-4 sillabe insomma. I piedi insomma in cui ogni piede comincia con una nuova arsa, quindi con un nuovo tempo forte possono avere una lunghezza variabile, quindi possono andare da due sillabe fino a 3-4 sillabe; il conteggio delle sillabe non conta nell’economia, nella struttura del verso allitterante, quello che conta è questo alternarsi di arsi e tesi. I versi lunghi vengono suddivisi in due semi versi caratterizzati da una cesura, che è un momento di pausa tra il primo semi verso e il secondo semi verso in cui si divide il verso lungo e sono uniti dalla presenza dell’allitterazione, cioè la ripetizione del medesimo suono iniziale della radice, all'interno del verso lungo. Esistono tre tipi di allitterazione: quindi allitterazione consonantica data da consonanti semplici, allitterazione consonantica data da cluster consonantici, e allitterazione cosiddetta vocalica che si basa sulla presenza di un suono che viene prodotto dalla gola quando si pronuncia una vocale con emissione di aria. Alcuni versi sono anche ipermetrici, nel senso che hanno più piedi di quanti normalmente dovrebbero essere. Solitamente dovrebbero trovarsi per ogni verso allitterante due battute, due misure o due piedi. Questa caratteristica dei versi ipermetrici è tipica appunto di testi che arrivano alla fine del periodo anglosassone, se ne trovano anche nel Beowulf, però qui nella Judith ce n'è ancora in maggior numero, però bisogna dire che invece le caratteristiche e le peculiarità dell’allitterazione sono del tutto rispettate, e quindi è un testo molto curato da questo punto di vista. TESTO JUDITH: Parte che introduce il festino di Oloferne, mentre la descrizione del festino vera e propria sarà a partire dalla fitt 10 che comincia dal verso 15. (t)weode 202r gifena in ðys ginnan gr(un)d(e). Heo ðær ða gearwe funde mundbyr(d) æt ðam mæran þeodne, þa heo ahte mæste bearfe hyldo þæs hehstan deman, þæt he hie wið þæs hehstan brogan 5 gefriðode, frymða waldend. Hyre ðæs fæder on roderum torhtmod tiðe gefremede, þe heo ahte trumne geleafan 14 á to ðam ælmihtigan. Gefrægen 1 ic ða 2 , Holofernus 34 (12.10) wínhatan 5 wyrcean 6 georne 7 ond eallum wundrum 8 þrymlic 9 girwan 10 up 11 swæsendo 12 . To ðam 13 het 14 se 15 gumena baldor 16 10 ealle ða yldestan 17 ðegnas 18 ; hie 19 ðæt ofstum 20 miclum 21 ræfndon 22 , rondwiggende 23 , comon 24 to ðam rican 25 þeodne 26 feran, folces ræswan 27 . Iæt wæs 28 by feorðan 29 dogore 30 þæs ðe 31 Judith hyne 32 , gleaw 33 on geðonce 34 , ides 35 ælfscinu 36 , ærest gesohte 37 . X 1 Modo per introdurre l’autore direttamente, prima persona del preterito di un verbo forte di I classe, con una -n nella prima persona: venire a sapere. Fragen, frage, ted. Gefrignan all’infinito. 2 Allora. 3 Forma latinizzata di Oloferne con la H. 4 Venni a sapere da Oloferne. 5 Win: vino. Banchetto con abbondanti bevute. 6 Verbo debole di I classe. Wyrcean, worhte, geworht. 7 Era desideroso. 8 Dativo di wundor: meraviglia. 9 Magnificenza, magnifico. Þrym: fama, gloria. 10 Verbo forte di III classe. 11 Affrontare. 12 Banchetto. Sinonimo di wínhatan, variazione. 13 Perciò, a questo fine. Proposizione finale. 14 Da hatan, verbo forte: chiamare, ordinare. 15 Nominativo maschile del dimostrativo. 16 È Oloferne. Locuzione tipicamente usata nella poesia eroica. Baldor: principe, signore, capo. Gumena: genitivo plurale di gumo, che è etimologicamente connesso con homo del latino. 17 Superlativo di eald: anziano, vecchio. Old: ingl. Elder, 18 Thanes, ingl: seguace. 19 Essi. 20 Forma avverbiale: fretta. 21 Grande, dativo plurale, da micel. 22 Preterito: compiere. 23 Variazione. I seguaci più anziani sono anche quelli con lo scudo. Rond: scudo. Wigend: guerriero, participio presente da wigan: combattere. 24 Cuman: verbo forte di IV classe. 25 Potente. Da rice: anche regno, potere. Aggettivo sostantivato nella forma debole. 26 Principe, Þeoden. Þeuda: popolo. 27 Variazione degli epiteti di Oloferne: capo del popolo. Folces folk, ingl. 28 Verbo essere, preterito, terza singolare. 29 Quarto giorno. Riferimento preciso perché nel testo di Judith biblico, il quarto giorno è quello in cui Giuditta si reca da Oloferne. Capitolo 12:10: Ed ecco che al quarto giorno Oloferne fece preparare un banchetto riservato ai suoi servi. 30 Termine per indicare il giorno. Dæg. 31 Particella relativa che introduce una relativa. 32 Pronome personale per he. Hyne è accusativo. 33 Saggia. 34 Nell’animo. 35 Matrona, donna. 36 Affascinante. Ælf, ci ricorda gli elfi. Bellezza di Judith molto inebriante. Affascinante come un elfo. 37 Secan, secean, verbo debole di I classe: cercare. Lo cercò con intenzione. 15 3° lezione 13/10/20 (4 pag, 15-18) - PDF Griffith_Judith_Intro_Testo Il testo prende spunto dai capitoli biblici e vede alcune parti più estese, per esempio il banchetto. Al capitolo 12 verso 10, c’è il riferimento temporale al 4° giorno di permanenza di Giuditta presso Oloferne. VEDI FILE 10 Ed ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un banchetto riservato ai suoi servi.. Questo riferimento al nostro testo è ampliato dal verso 15 fino al 45-46a. Ci sono 30 versi dedicati alla descrizione del banchetto, cosa che rende il testo più gradevole e accettabile per un pubblico anglosassone e d'altro canto le scene di banchetto sono uno dei momenti più importanti come nel Beowulf. I riferimenti a banchetti o a festini si trovano anche in poesia non espressamente epica e non nel dettaglio, ma sono momenti importanti per la vita di un eroe come nel Wanderer. Viene quindi mostrata la scelleratezza e la malizia di Oloferne a confronto con la prudenza e le buone qualità di Giuditta, serva del Signore che compie la sua missione voluta da Dio, contro Oloferne che non adora Yahweh, ma adora gli dei Pagani. á to ðam ælmihtigan. 38 Gefrægen ic ða, Holofemus (12.10) wínhatan 39 wyrcean georne ond eallum wundrum þrymlic girwan up swæsendo. To ðam het se gumena baldor 10 ealle ða yldestan ðegnas; hie ðæt ofstum miclum ræfndon, rondwiggende 40 , comon to ðam rican þeodne 41 feran, folces ræswan. Iæt wæs by feorðan dogore þæs ðe Judith hyne, gleaw 42 on geðonce 43 , ides ælfscinu 44 , ærest gesohte. X 38 Verso 7b. Notizia del banchetto organizzato da Oloferne. In questo testo abbiamo tutta una serie di variazioni, cioè la ripetizione di un medesimo concetto ma con parole diverse, perché questo serve a rendere il testo più gradevole e più interessante e soddisfa le necessità dell’allitterazione in molti casi. (Vedi parole evidenziate) La Judith non è stata composta oralmente, ma è pensato espressamente per essere messo per iscritto. 39 Il termine festino viene variato da wínhatan e swæsendo, dal verso 7b fino al 14. Wínhatan vuol dire invito per una bevuta di vino. Wín è vino, hatan è fare degli inviti. Swæsendo invece vuol dire cibo, qualcosa per fare banchetto. Sono sinonimi ma non identici come termini. Il poeta infatti annuncia il banchetto come se fosse qualcosa di positivo, non si fa supporre cosa succederà dopo. Al festino vengono invitati i seguaci, i guerrieri… Nel testo biblico Oloferne avrebbe chiamato i servi, qui invece chiama i seguaci più anziani e i combattenti con lo scudo. 40 Wigan: combattere. Rond: bordo dello scudo. Combattenti con lo scudo. 41 Altro concetto che viene variato è quello del principe. Potente signore, variato con folces ræswan: ræswa, capo. 42 Epiteto e riferimento a Judith. Termine che varia con ides. In questo banchetto non c’è nessuna donna, ma Judith entrerà in scena dopo. Questo è un altro aspetto interessante, perché nella poesia anglosassone le donne hanno funzione di coppiere o di consigliere. Nella Giuditta biblica la figura femminile è presente al banchetto, perché Oloferne chiede al suo attendente di persuadere la donna ebrea e di invitarla a mangiare e bere con i suoi servi e Giuditta porta con sé le bevande. 43 Spirito, animo, pensiero. 44 Donna dalla bellezza conturbante, simile ad un elfo, cioè Judith. 16 15 45 Hie 46 ða 47 to ðam symle 48 sittan 49 eodon 50 , wlance 51 to wíngedrince 52 , ealle | his weagesiðas 53 , 202v bealde byrnwiggen(de) 54 . Þær wæron 55 bollan 56 steape boren 57 æfter (b)encum 58 gelome, swylce eac 59 bunan ond orcas 60 fulle fletsittendum 61 ; hie þæt 62 fæge 63 þegon 64 , 20 rofe rondwiggende, þeah 65 ðæs se rica 66 ne wende 67 , 45 La scena apre la fitt 10. Le fitt sono fino alla 12/13, forse c’erano 9 fitt che sono andate perdute, oppure questa suddivisione forse fa capo ad altri testi, non solo alla Judith. La narrazione è al preterito. 46 Essi. 47 Allora. 48 Forma declinata di sym(b)ell, che vuol dire banchetto, un termine neutro che varia l’idea di festino. 49 Verbo forte. A sedere. 50 Andare. 51 Orgogliosi. Proud ingl. 52 Wīn: vino. Gedrince: bevuta. 53 wēa-gesīð, woe: compagni nel dolore. Il poeta anticipa ciò che verrà dopo. Wea woe, ingl: dolore. Gesiðas: compagno. 54 Beald bold, ingl.: valorosi, coraggiosi. Rondwiggende: guerriero che porta la parte superiore dell’armatura. Il banchetto viene descritto nel dettaglio, ma nella fonte biblica non viene descritto così, perché nell’adattamento questo è un pezzo forte della poesia anglosassone e germanica in generale. La scena del banchetto c’è anche nel Beowulf. Il banchetto è un modo di interazione sociale, a cui viene dedicata una lunga parte. Qui c’è la rappresentazione della protervia di Oloferne in contrapposizione con Judith, e contemporaneamente del totale soggiogamento dei suoi seguaci, che si adattano al suo modo di fare bestiale. C’è una descrizione quasi implicita che è appunto quello che l’autore pensa di Oloferne, di quali sono le sue intenzioni nella scrittura e nella riscrittura di questo testo. 55 C’erano there were, ingl. 56 Coppe. ingl. bowl. La punteggiatura non era quella moderna, ma è stata fatta dagli editori. 57 Participio passato di beran. 58 ingl. bench. 59 Inoltre, allo stesso modo, anche. 60 Termini tutti al plurale, anche bollan. Coppe e boccali. I versi utilizzati sono ipermetrici, cioè contengono più sillabe di quelle consentite nelle poesie allitteranti. 61 Coloro che siedono al banchetto. Sittend: participio presente. Riprende l’anticipazione del destino degli uomini, che finiranno per fuggire o morire. 62 È un dimostrativo che significa ciò, quindi bevevano ciò. Il dimostrativo è un segno che siamo di fronte a un testo tardo. 63 Þicgan: destinati alla morte. Destino incombente sugli assiri dopo la morte del loro capo. 64 Verbo forte. Consumare cibo in generale, in questo caso bevande. 65 Sebbene, though. 66 rīce: potente, nobile, aristocratico. Omografo di rice che vuol dire regno come nel tedesco Reich. rice, ted. e ingl. come ricco; in origine era colui che era insigne. se rica è anche una variazione per indicare Oloferne. Il se è dimostrativo, significa quello al maschile. 67 Preterito del verbo debole, immaginare, pensare di, wēnan.
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